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«E su cosa sta indagando, attualmente?» si informò Miles.

Reed gli rivolse un’occhiata imperscrutabile. «Clonazione illegale. Forse potrebbe fornirle lei qualche indicazione.»

«Ah… temo che le mie esperienze siano arretrate di una ventina d’anni, per i vostri scopi.»

«Bene, comunque non è questo il punto. In questo caso si è trattato di un indizio molto obiettivo. Un velivolo è stato visto lasciare lo spazioporto al momento dell’attacco, e ha attraversato illegalmente lo spazio di controllo del traffico aereo. Lo abbiamo identificato come un velivolo dell’ambasciata barrayarana.»

Il sergente Barth. Galeni sembrava sul punto di sprizzare scintille, mentre Ivan aveva assunto quell’espressione vacua e leggermente ebete che tante volte gli era tornata utile per evitare accuse di responsabilità.

«Oh, quello» sbuffò Miles annoiato. «Quello non era altro che la solita, seccante sorveglianza che Barrayar mi impone sempre. In tutta franchezza, se c’è un’ambasciata che sospetterei di avere lo zampino in questa faccenda, è quella cetagandana. Una recente operazione dendarii nella loro aree di influenza (molto al di fuori della vostra giurisdizione) li ha seccati un tantino. Ma non era in mio potere provare una simile accusa, ed è per questo che sono stato ben contento di lasciare la faccenda nelle vostre mani.»

«Ah, quella fantastica operazione di salvataggio su Dagoola, ne ho sentito parlare. Un movente molto interessante.»

«Molto più interessante, a mio modo di vedere, di quella vecchia storia che ho confidato a Lise Vallerie. Questo chiarisce le contraddizioni?»

«Lei riceve qualcosa in cambio dall’ambasciata barrayarana per questa opera caritatevole, ammiraglio?»

«Per la mia buona azione quotidiana? No, le chiedo scusa, ma l’avevo avvertita a proposito del mio senso dell’umorismo. Diciamo che la ricompensa è sufficiente.»

«Nulla che potrebbe configurarsi come un’ostruzione alla giustizia, voglio sperare?» chiese Reed sollevando un sopracciglio.

«La vittima sono io, ricorda?» Miles si morse la lingua. «La mia ricompensa non ha nulla a che fare con il codice criminale di Londra, glielo assicuro. Nel frattempo, posso chiederle di affidare il povero tenete Vorkosigan alla custodia, ad esempio, del suo ufficiale comandante, il capitano Galeni?»

Il volto di Reed era una maschera sospettosa e attenta. Cosa c’è che non va, maledizione? Questo dovrebbe tenerlo buono…

Reed congiunse le mani, si appoggiò allo schienale e piegò la testa. «Il tenente Vorkosigan se n’è andato un’ora fa con un uomo che si è presentato come il capitano Galeni.»

«Aaah…» esclamò Miles. «Un uomo anziano, in abiti civili? Capelli grigi, corporatura pesante?»

«Sì…»

Miles prese fiato, continuando a sorridere. «Grazie, investigatore Reed. Non le sottrarremo più del tempo prezioso.»

Quando furono nell’atrio Ivan disse: «E adesso?»

«Credo che sia ora di tornare all’ambasciata» disse il capitano Galeni «e di spedire un rapporto completo al Quartier Generale.»

L’istinto impellente di confessarsi, eh? «No, no, non bisogna mai mandare rapporti intermedi» disse Miles. «Solo rapporti conclusivi. I rapporti intermedi tendono a generare ordini. E ricevuti quegli ordini, o si eseguono, o si deve sprecare un mucchio di tempo e di energia preziosa ad aggirarli, tempo ed energia che potrebbero esser usati per risolvere il problema.»

«Interessante filosofia di comando, devo tenerla a mente; lei la condivide, comandante Quinn?»

«Oh, sì.»

«Deve essere davvero affascinante lavorare per un’unità come i Mercenari Dendarii.»

«Senza alcun dubbio» rispose Quinn con un sorriso compiaciuto.

CAPITOLO DODICESIMO

Ritornarono comunque all’ambasciata: Galeni per organizzare il personale in un’indagine sul corriere, ormai il più probabile dei sospetti, e Miles per rimettersi la divisa verde barrayarana e andare a farsi curare la mano dal medico dell’ambasciata. Se avesse avuto qualche momento di pace una volta chiarita tutta quella incredibile faccenda, rifletté Miles, avrebbe fatto meglio a prendersi una licenza per farsi sostituire anche le ossa e le giunture delle braccia e delle mani, oltre che quelle delle gambe. La sostituzione delle ossa lunghe delle gambe con ossa sintetiche era stata una procedura noiosa oltre che dolorosa, ma rimandare l’operazione alle braccia non migliorava le cose. E inoltre, non poteva certo illudersi che sarebbe cresciuto ancora.

Immerso in questi morbosi pensieri uscì dall’infermeria dell’ambasciata e si diresse agli uffici della sicurezza, nei piani sotterranei. Trovò Galeni solo, seduto alla consolle di comunicazione, che aveva appena terminato di emanare una serie di ordini e di spedire i suoi uomini in tutte le direzioni. Le luci nell’ufficio erano abbassate e il capitano era appoggiato alla schienale della sedia, con i piedi incrociati sulla scrivania e rigirava tra le mani una penna luminosa. Miles però ebbe l’impressione che Galeni avrebbe di gran lunga preferito avere in mano una bottiglia di liquore altamente alcoolico.

Il capitano gli rivolse un sorriso triste, tolse i piedi dalla scrivania e prese a tamburellare sul tavolo con la penna. «Ci ho riflettuto, tenente Vorkosigan e temo che non potremo evitare di coinvolgere le autorità locali.»

«Preferirei che non lo facesse, signore.» Miles prese una sedia e vi si sedette a cavalcioni, con le mani incrociate sullo schienale. «Chiamiamoli in causa e le conseguenze sfuggiranno al nostro controllo.»

«Per trovare quei due sulla Terra adesso, ci vorrebbe un piccolo esercito.»

«Io ho un piccolo esercito» gli rammentò Miles, «che, se non sbaglio, ha appena dimostrato la sua efficienza in questo genere di cose.»

«Ah, vero.»

«L’ambasciata barrayarana potrebbe assoldare i mercenari dendarii per trovare le nostre… persone scomparse.»

«Assoldare? Mi era sembrato di capire che fossero già al soldo di Barrayar!»

Miles gli rivolse uno sguardo di perfetta innocenza. «Ma signore, fa parte della copertura che neppure i dendarii siano a conoscenza del rapporto con Barrayar. Se l’ambasciata li assume con un regolare contratto per questo lavoro… abbiamo una copertura della copertura, per così dire.»

Galeni sollevò un sopracciglio con aria sarcastica. «Capisco. E come intende spiegare ai dendarii la presenza del clone?»

«Se sarà necessario, come un clone… dell’ammiraglio Naismith.»

«Allora adesso sareste in tre?» chiese il capitano dubbioso.

«Per il momento limitiamoci a incaricarli di trovare suo… Ser Galen. Dove c’è lui ci sarà anche il clone. Ha già funzionato una volta.»

«Uhm.»

«Solo un’altra cosa» aggiunse Miles, facendo scorrere con aria meditabonda un dito sullo schienale della sedia. «Se riusciamo a prenderli,… che cosa ne faremo di loro?»

La penna luminosa fece tap-tap. «Ci sono due o tre possibilità» rispose Galeni. «Primo, possono venire arrestati, processati e incarcerati per i crimini commessi qui sulla Terra.»

«E durante il processo» commentò Miles, «la copertura dell’ammiraglio Naismith come presunto agente indipendente sarebbe sicuramente compromessa e la sua vera identità rivelata pubblicamente. Non posso garantire la posizione che l’Impero di Barrayar assumerà nei confronti dei mercenari dendarii, ma in passato la Sicurezza ha avuto modo di constatare che siamo utili. Il Comando potrebbe (spero che sia così) considerarlo uno scambio svantaggioso. E inoltre il mio clone ha effettivamente commesso crimini per cui potrebbe essere condannato? Credo anzi che per le euroleggi potrebbe essere considerato minorenne.»

«Seconda alternativa» recitò Galeni. «Rapirli e riportarli su Barrayar in segreto per processarli, eludendo il trattato di non estradizione della Terra. Se mai ricevessimo un ordine dall’alto, secondo me sarebbe proprio questo, che è il responso paranoico minimo che si addice alla Sicurezza.»

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